

Il signoraggio: il gioco delle banche
15 novembre 2015
Il signoraggio: il gioco delle banche
di Giusy Cantone
Viste le ultime notizie sui presunti fallimenti e seguenti salvataggi delle Banche da parte della politica e a seguito del danno e della truffa che hanno subito migliaia di risparmiatori credo sia doverosa, da parte mia, fare una disamina della questione. Partirei proprio dalla nostra gettonata, a giorni alterni, Costituzione la quale riporta “ Lo Stato, come emanazione politica del Popolo, ha il potere e il dovere costituzionale di esercitare la sovranità politica e monetaria nell'interesse supremo dei cittadini dai quali ha ricevuto il mandato popolare”. L’articolo 1 della Costituzione al comma 2 stabilisce “La Sovranità appartiene al Popolo, (anche se) la esercita nelle forme e nei limiti stabiliti dalla costituzione.” Da ciò si dovrebbe evincere che se il Popolo fosse realmente Sovrano, di fatto, dovrebbe esercitare la sua sovranità anche sulla emissione della propria moneta! Molta gente, non a caso, è ancora convinta che il nostro denaro sia emesso per decreto dal governo o dalla zecca dello Stato. Purtroppo, l’impalcatura di diritti e doveri che i nostri padri Costituenti erano riusciti a costruire è stata nel tempo demolita. Tanto che il popolo più che sovrano è divenuto spettatore e vittima del dominio delle lobbie e della politica. Il mondo dell’informazione in cui viviamo non rende aiuto. Oggi, il problema non è più la quantità di notizie ma la loro qualità. Oramai i media, chi più chi meno, bombardano con “news” troppo spesso fasulle, lacunose, oscure o di parte. E il campo economico finanziario tra tutti risulta essere il più incomprensibile. Se un libero cittadino, con istruzione media, fosse interessato a leggere un resoconto della crisi della Grecia e il conseguente piano di salvataggio operato dall’ Europa finirebbe per non trovare da nessuna parte dati che possano definirsi “comprensibili”. Di seguito, voglio tentare di rendere semplici dei concetti, da più parti riportati sotto forma di rebus, senza risposta. Per comprendere il ruolo delle banche bisogna andare indietro nel passato delle origini. L’uso di conservare in luogo sicuro i propri risparmi e di ricorrere ad altri per ricevere denaro a prestito, nei momenti di necessità, è antichissimo. Nell’antica Grecia i cittadini affidavano i propri averi nientemeno che ai sacerdoti, i quali li conservavano nelle tranquille solide mura dei templi, certi che, anche nei momenti di maggiore pericolo, nei duri tempi delle invasioni straniere, quei piccoli o grandi risparmi sarebbero stati rispettati, come erano rispettati gli stessi Dei. In epoche più progredite, però, e dopo alcune penose esperienze dovute alla mancanza di rispetto dei luoghi sacri da parte dei nemici vincitori, si sentì la necessità di affidare ad alcuni privati cittadini il compito non solo di conservare o prestare danaro, ma anche, e principalmente, di effettuare scambi tra monete di paesi esteri. Nacquero così, di lì a poco, i primi antenati degli odierni banchieri: uomini attivi e di provata onestà che avevano le loro rudimentali botteghe accanto ai grandi porti o, più semplicemente, che nei giorni di mercato esercitavano le loro funzioni nella pubblica piazza. Coloro che dovevano intraprendere un viaggio si fidavano talmente di questi rudimentali banchieri, da affidare loro talvolta anche l’intero proprio patrimonio, sicuri come erano che, l’avrebbero ritrovato non solo intatto, ma anche aumentato degli interessi maturati nel periodo della loro assenza. I banchieri romani, detti “argentarii”, o “nummularii”, avevano botteghe proprie in tutti i quartieri della capitale e spesso anche succursali sparse nell’Impero. Nessun commerciante, uomo d’affari, piccolo o grande proprietario, infatti, nei tempi dell’antica Roma pensava di poter tenere il denaro al sicuro in casa. Per tutti regnava la consapevolezza che solo dando i propri capitali ai banchieri ne avrebbero potuto ricavare un buon interesse. Quando un Romano doveva pagare somme rilevanti, poi, aveva l’abitudine di portare dal proprio banchiere di fiducia il cliente e tramite il banchiere effettuava pagamenti ed affari d’ogni genere. Nel Medio Evo, prima ancora che sorgessero i primi grandi banchieri che per secoli legarono il loro nome alla storia di re e nazioni, esisteva la figura del “campsor”, ossia cambista: vale a dire funzionario che si occupavano di cambiare rapidamente i tipi di moneta in uso in un determinato paese, con quelli in corso altrove. I campores sono da considerarsi come veri antenati dei moderni cambiavalute, preziosissimi per rendere più agevoli e semplici i commerci ed i rapporti tra Stati. Più tardi, con il nome di “campsor” si indicò il banchiere vero e proprio. Il nome «banca» deriva invece dai banchi o tavoli sui quali i “campsores” posavano il denaro necessario per svolgere la loro attività. Erano banchi coperti di panno verde, sui quali facevano spicco le borse ben ricolme ed i registri con i nomi dei vari clienti. E come tutti sanno, originariamente, gli scambi avvenivano per baratto quindi attraverso lo scambio di oggetti. Solo successivamente per motivi pratici, si decise di utilizzare un mezzo che non si alterasse facilmente e che fosse riconosciuto su tutti i mercati. E fu così che la scelta ricadde sull’oro. I mercanti giravano con monete in oro che venivano spese per acquistare oggetti. Di qui, per comodità, la figura dell’attuale banchiere divenne necessaria per lasciare in custodia l’oro dietro rilascio di un documento col quale si attestava il “credito” del mercante nei suoi confronti, per il valore dell’oro depositato, e al contempo, il debito per il valore del documento, rispetto al suo portatore. Iniziarono così le attività delle prime banche. Col passare del tempo, i “banchieri”, si accorsero che soltanto il 10% dell’oro che veniva loro affidato veniva richiesto mentre il restante 90% rimaneva fermo nei loro forzieri. Così decisero che potevano prestare denaro garantendolo con l’oro rimasto nei loro uffici; ovviamente chiedendo gli interessi su tale importo. Si arrivò, di riflesso, alle attuali banche con creazione del denaro, per l’appunto, a “garanzia aurea”. Questo sistema rimase in vigore fino al 1944 e prevedeva che ogni Stato tenesse tante riserve di oro pari all’ammontare del denaro che metteva in circolazione per tutelare il sistema finanziario internazionale da eccessive manovre speculative. Nel 1944 però, con gli “Accordi di Bretton Woods”, gli Stati Uniti, ormai avviati a vincere la seconda Guerra Mondiale e a diventare padroni di mezzo mondo, stabilirono che le riserve auree erano necessarie solo per il Dollaro, trasformando di fatto la valuta statunitense nella riserva per tutte le monete mondiali. Ma col passare della “Guerra Fredda”, neppure questo sistema resse; infatti, il debito pubblico USA, gravato pesantemente dalla Guerra in Vietnam, costrinse, nel 1971, l’allora Presidente Nixon, a togliere l’obbligo delle riserve auree, sganciando così l’emissione della moneta da una qualunque garanzia reale. Cominciava così quel processo di “economia virtuale”, che porterà alla crisi economica che stiamo ad oggi vivendo. Come detto, dal 1971 la moneta viene messa in circolo senza una garanzia reale, ma soltanto sulla promessa che il sistema farà fronte al debito rappresentato dal denaro circolante. Ma allora, chi emette il denaro? Normalmente, si pensa sia lo Stato, o le Federazioni di Stati come nel caso dell’Unione Europea. Peccato non sia assolutamente così. Il denaro che circola nel mondo è emesso dalle Banche Centrali, che a differenza di quello che viene comunemente fatto credere, sono delle normalissime Società per Azioni private, di proprietà di banche e assicurazioni private, sulle quali gli Stati Nazionali non hanno quasi nessun potere. Vediamo brevemente come funziona. Poniamo caso che lo Stato debba costruire una strada e necessiti di un milione di Euro. Bene, la Banca Centrale stamperà denaro per un milione di Euro, che venderà allo Stato in cambio di titoli (BOT ad esempio), con un’aggiunta del Tasso di Sconto, stabilito dalla banca medesima. Quando i titoli andranno a scadenza, lo Stato dovrà pagare il costo del denaro più gli interessi, oppure chiedere un nuovo prestito alla banca, emettendo nuovi titoli. Ovviamente, lo Stato cercherà i soldi da dare alla Banca Centrale applicando le tasse ai suoi cittadini. Questo meccanismo perverso ha generato l’immane debito pubblico italiano. Immane perché il denaro emesso dalla banca costa pochissimo. Ricordate cosa ho riportato sopra? Oggi non c’è più bisogno di avere oro in sua garanzia, quindi gli unici costi sostenuti dalla Banca Centrale sono quelli tipografici. E allora, quanto può costare stampare una banconota? La Banca Centrale Europea, quando “fabbrica” una qualunque banconota, sostiene un costo materiale di soli 0.3 centesimi di euro. La differenza tra il costo di stampa e il valore facciale delle banconote viene comunemente definito “Reddito da Signoraggio”e viene attribuito alla Banca Centrale per la sua funzione di emissione. Ricapitolando: su un biglietto, per esempio, da 100 la Banca Centrale incamera 100 euro più gli interessi, diciamo del 2,50%, meno il costo di produzione di circa 0.3 centesimi. Ciò significa che il guadagno da Signoraggio per la banca è pari a euro 102.47, che in parte vanno ad incrementare il debito pubblico e in parte vengono incassati come interessi dalla stessa Banca Centrale. Può secondo voi, uno Stato, defraudato della propria Sovranità monetaria, definirsi davvero Indipendente e Sovrano? No! E qualsiasi Popolo, privato della sua moneta, automaticamente cessa di essere libero e diventa schiavo delle lobbie private che detengono il monopolio dell'emissione monetaria. Alla banca centrale, infatti, appartiene solamente il valore intrinseco della banconota che è pari al suo costo di produzione (carta e inchiostro). Questo sistema che ha portato al “Signoraggio” è lo strumento utilizzato dai banchieri per imporre ai popoli il proprio dominio. Le banche sono autorizzate a mettere in circolazione denaro senza valore in virtù di leggi, provvedimenti e direttive vedesi “Trattato di Maastricht”, (trattato sulla moneta unica europea) entrato in vigore il 1° novembre 1993. Le banche tendono a minimizzare il loro “reddito da Signoraggio” giustificando l’operato attraverso l’articolo 39 dello Statuto della Banca d’Italia che prevede “Solo il 4% dei guadagni può essere distribuito ai soci, il resto va versato allo Stato”. In realtà, i bilanci delle banche, sono redatti secondo i GAAP (Generally Agreed Accounting Principles), delle regole internazionali, stabilite dalle stesse banche, che consentono di trattenersi per intero invece i guadagni derivanti dal “Signoraggio”. Con un colpo di mano semplice, le banche continuano a segnare in passivo l’intero ammontare del denaro circolante, fingendo che esso rappresenti ancora un debito nei confronti dei proprietari della moneta, col risultato che l’intero guadagno derivante dall’emissione della moneta viene pareggiato da tale negatività, facendo risultare il guadagno solo della differenza di interessi attivi e passivi. Scusate, spero non abbiate dimenticato però quanto ho detto prima “ Oggi le banche non garantiscono più il denaro che emettono, il quale è coperto solo da titoli di Stato, cioè dai nostri stessi soldi”, quindi quale debito produce realmente la banca? Non quello astutamente dichiarato nelle voci camuffate dei bilanci. A questo va aggiunto che oggi il 10% della massa monetaria è costituito da denaro reale, ossia banconote emesse dalla B.C.E. e monete metalliche coniate dallo Stato. Il restante 90% della moneta viene messo in circolazione dalle banche ordinarie o commerciali, sotto forma di “credito”, ovvero “denaro virtuale”: assegni, carte di credito e cifre sulla memoria informatica di un computer, cioè moneta fittizia/fasulla perché senza copertura, che non costa nulla alla banca ma che trasforma i cittadini, solo perché obbligati a spendere questa moneta “privata”. Il popolo è diventato così eterno schiavo del debito e aiuta a diventare ricchi e sempre più potenti gli adoratori del dio denaro. Ora è chiaro come il denaro viene letteralmente creato dal nulla dalle banche? Sulla base degli accordi interbancari di Basilea 2, le banche “ordinarie” o “commerciali” si sono date come regola quella di detenere come riserva obbligatoria “a garanzia” soltanto il 2% dei depositi per poi prestare il restante 98% ad altri clienti, ma si badi bene, non utilizzando il denaro depositato dai correntisti, bensì “inventandolo” ad ogni successiva richiesta, sotto forma di denaro creditizio ovvero nuovo credito, “sulla base” del deposito iniziale moltiplicato quasi all’infinito. Facciamo un esempio: se depositiamo, 1.000 euro in una banca, il “sistema bancario” nel suo insieme, sulla base di quei 1.000 euro, può prestare, creando altro denaro dal nulla sotto forma di “credito”, con la moltiplicazione del valore dei depositi, fino a 50.000 euro per ogni 1.000 depositati. Questo meccanismo in gergo bancario è noto col nome di “moltiplicatore monetario”.Così il sistema bancario, indebitando i cittadini, incassa interessi, non sui mille euro iniziali e che, peraltro non sono nemmeno suoi ma del correntista, bensì sui 50.000 creati con poca fatica e a costo zero. Questo meccanismo di espansione della massa monetaria, nell’oscura terminologia bancaria, viene definita “Riserva frazionaria” e ha dato vita al “Signoraggio secondario”. Ecco il risultato del boom economico finanziario e del credito al consumo moderno. Concludo, proprio parlando di banche, riportando le parole di un Rothschild. A uno di questi banchieri famosi capitò una volta di spiegare come si fa a essere attivi negli affari. A lui pareva che per prima cosa di dovesse nascondere quello che ci si proponeva di fare; poi, e si va nel più difficile, bisognerebbe fingere dei progetti puramente immaginari. Da ultimo, bisognava dire fuori dai denti quel che si vuole veramente fare: con il risultato che nessuno ci crede. E questo modo è il modo migliore per riuscire negli affari. Non credete sia l’estremo dell’astuzia?
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