30 gennaio 2014

Attentato alla Costituzione, mancato rinvio alle Camere di leggi incostituzionali; abuso del potere di grazia; grave interferenza nei procedimenti giudiziari relativi alla trattativa Stato-mafia. Sono alcune delle accuse, contenute nella richiesta di impeachment presentata da M5S ai Presidenti delle Camere, verso il Presidente della Repubblica. 

In Transatlantico desta sgomento l'azione dei pentastellati. Vorrei poter esprimere il mio giudizio. Viviamo nella più totale iprocrisia dei valori, della legge e della Costituzione. Giusy Cantone On Air ha dedicato una puntata alla Legge sacra del nostro Ordinamento, per rendere quanto la realtà disti e scosti totalmente da ciò che il testo recita. Voglio ricordare che l’articolo 90 della Cost. prevede, che solo in due specifici casi, il capo dello Stato può essere chiamato a giudizio per rispondere delle proprie azioni: "alto tradimento" e "attentato alla Costituzione". Al di fuori di queste "il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni". Qualora ricorra una delle due eccezioni previste, l’inquilino del Colle è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei suoi membri - esattamente come a seduta comune avviene la sua elezione -. Nell’eventualità di un voto favorevole alla messa in stato d’accusa, il giudizio sul presidente della Repubblica è demandato alla Corte Costituzionale (art. 134 della Costituzione).

Premesso ciò, se in Parlamento una forza politica ritiene ci siano presupposti e indizi certi sul modus operandi del Presidente, questi, a tutela e garanzia della democrazia, sono tenuti, a mio avviso nel rispetto della Costituzione, a chiedere la  messa in stato di accusa. 

Non capisco lo scalpore e l'oltraggio. Un simile trattamento,  negli anni '90, era stato riservato, seppur non sortì alcun effetto, pure al ex Presidente Francesco Cossiga. Nel gioco e ruolo delle rispettive parti la politica deve essere anche questo.