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Stragi: Di Carlo, Cosa Nostra e politica erano soci

29 gennaio 2014

"Cosa nostra non prende ordini da nessuno, ma le stragi hanno messo d'accordo più soggetti. Falcone e Borsellino erano un pericolo anche per chi nello Stato temeva la propria fine. L'idea di costituire Dia e Dna, di abbattere il segreto bancario, rappresentavano una minaccia per chi, politici compresi, aveva condotto una lotta di facciata, accordandosi sempre con noi", dichiara Di Carlo. In merito al processo sulla trattativa Stato-Mafia, "risponderò come sempre, ma è riduttivo chiamarla trattativa: non c'è stato un accordo soltanto sul 41 bis. Cosa nostra e politica - sottolinea il pentito - hanno avuto un dialogo continuo, erano soci". Sulle intercettazioni di Riina, "era certo di essere ascoltato, voleva far sapere che lui è il capo di Cosa nostra e che lo stragismo non è finito: è alla ricerca di chi continui la sua linea suicida", dice Di Carlo. "Ma Cosa nostra oggi è stanca della sua megalomania".

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